Roma. L’Altritalia Ambiente ha promosso, insieme ad altre associazioni locali e a comitati spontanei di cittadini, una raccolta fondi per curare una cinquantina di pini a Villa Pamphili infestati dalla cocciniglia, un parassita di origine sud americana. Tra le promotrici dell’iniziativa l’insegnante di teatro Maria Elena Carosella che, insieme a tanti volontari e all’associazione Amici di Villa Pamphili, ha posto in essere una raccolta fondi per conto de L’Altritalia Ambiente, la quale a sua volta ha incaricato una ditta specializzata e autorizzata dalle autorità locali a procedere alle cure.
I pini in questione sono ubicati di fianco al Bistrot della villa. Un risultato sicuramente importate per la piccola pineta situata in prossimità dell’entrata di via Vitellia ma, una goccia nell’oceano se paragonata al milione e passa di pini mediterranei presenti sul territorio di Roma Capitale infestati da questo parassita che dal 2015, non si sa come, è arrivato in Italia distruggendo immense aree verdi. L’Altritalia Ambiente rimane altresì basita di fronte all’inerzia delle autorità cittadine regionali e statali. Le uniche cure che pare siano utilizzate dalle ditte appaltatrici sono il taglio e le capitozzature. Non sembra ci sia attualmente un piano di vasto respiro teso alla cura dei pini al fine di debellare o contenere la Cocciniglia. Le previsioni sono drammatiche, nel giro di 4-5 anni, senza interventi mirati, quasi tutti i pini della capitale saranno seccati.

Al centro seduta Maria Elena Carosella, tra le maggiori promotrici dell’iniziativa con un gruppo di volontari che hanno partecipato all’iniziativa
Un danno enorme dai molteplici aspetti. Il primo è la salute. In un periodo funestato dalla pandemia, si dovrebbe avere una cura maniacale degli alberi perché questi assorbono le polveri sottili comportandosi come spugne. Il nesso tra l’inquinamento e la diffusione del virus Covid 19 è stata ampiamente accertata poiché è stato dimostrato che il virus è trasportato dalle polveri sottili. L’altro danno sarà di tipo paesaggistico e quindi turistico-economico. Il verde è bellezza, senza verde la Capitale rischia di mostrarsi nel suo nudo scheletro di cemento con inevitabili contraccolpi economici. L’appello dunque alle autorità comunali in primis, ma anche a quelle regionali e nazionali ma, soprattutto ai cittadini. Senza la loro partecipazione attiva infatti, non si sarebbe mai potuto giungere a questo notevole, se pur limitato risultato. Transizione ecologica significa prima di tutto salvaguardia del verde, perché la decarbonizzazione servirà a poso senza i polmoni verdi sul nostro territorio.